04.11.2019

Le disfunzioni sessuali sono definite come un gruppo molto eterogeneo di disturbi caratterizzati da un’alterazione clinicamente significativa nella capacità di agire la sessualità, rispondere a stimoli adeguati e di sperimentare il piacere.

Negli Stati Uniti il 40% circa delle donne comprese tra i 18 e i 59 anni presenta una disfunzione sessuale, la più frequente di queste è il desiderio ipoattivo (30% circa) seguito dall’anorgasmia (28% ), dal dolore ai rapporti (20%).

Molte coppie vivono una relazione complicata da stress, lavoro, gestione dei figli, fisiologici cambiamenti del nostro corpo legati agli anni che passano.

Spesso la comunicazione manca e ci si trincera dietro un muro che, mattone dopo mattone, ci porta ad isolarci.

Si comincia a pensare di essere “anormali”, di avere “qualcosa che non va”, si prova meno desiderio, si prova dolore ai rapporti, si vive la menopausa che è una fase fisiologica della vita della donna come una condanna (perché si prova dolore, perché cala il desiderio, perché “non si è più quelle di una volta”) e spesso una disfunzione di un membro della coppia porta a una disfunzione dell’altro partner innescando un meccanismo apparentemente senza risoluzione.

Parlare di sessualità e di tutte le problematiche che vi girano intorno è complicato, questo argomento ancora al giorno d’oggi è considerato tabù. Le donne non ne parlano e quelle poche volte che trovano il coraggio di parlarne magari dall’altra parte trovano medici che non hanno le conoscenze per trattare questo aspetto fondamentale della vita e, a volte, liquidano con un “signora è normale”, “signora si deve rassegnare,

La sessuologia è un campo molto delicato, che racchiude in sé aspetti medici legati all’anatomia, alla fisiologia e alla patologia e aspetti psicologici, la risposta sessuale infatti include un circuito “cognitivo”, uno “emotivo” e uno “fisico”.

Il sessuologo può essere un medico o uno psicoterapeuta che ha seguito un corso di studi molto specifico, nella fattispecie una “scuola di sessuologia” e che è pronto ad ascoltare le domande portate dal/la paziente rielaborandole e proponendo un percorso fatto di obiettivi e di un traguardo da percorrere insieme.

A volte è sufficiente una consulenza per soddisfare i dubbi che vengono portati in seduta, altre volte c’è necessità di una terapia, che può essere comprensiva di una terapia comportamentale ma anche, a volte, di una terapia medica.

Articolo di:

Fei Francesca

Ginecologa