11.05.2020

In occasione della giornata mondiale per il tumore ovarico ricordiamo che ogni anno in Italia sono circa 5 mila le diagnosi di tumore dell’ovaio delle quali più del 75% in fase avanzata. Nel nostro Paese è la quarta causa di morte per tumore nelle donne sotto i 50 anni e la quinta tra i 50 e i 69 anni.

Il tumore ovarico è molto spesso un nemico silente, che cresce lentamente e dà segno di sé tardivamente, sia per l’aspecificità dei sintomi ad esso correlati (dolore addominale o pelvico, inappetenza e senso di pienezza precoce, gonfiore addominale) che per la diffusione importante. Per questo motivo rappresenta la più importante causa di morte per tumore ginecologico e negli stadi più avanzati la sopravvivenza non raggiunge il 30%. Ricordiamo però che in caso di diagnosi precoce la sopravvivenza può arrivare all’85-90%.

Rispondiamo ad alcune domande:

Quali sono le cause del tumore ovarico?

Ad oggi non si conoscono con precisione, circa il 90% è sporadico, mentre un 10% circa è legato a una predisposizione genetica legata alla mutazione di alcuni geni. Ad oggi esiste un test di laboratorio per identificare i portatori della mutazione del gene BRCA (1 e 2) eseguito su un prelievo di sangue dopo una consulenza genetica per verificare che la paziente sia una candidata adeguata allo studio genetico. Solitamente questo test viene eseguito in presenza di familiarità stretta per tumore alla mammella specialmente se in giovane età, se sincrono a un tumore ovarico, se in un membro della famiglia di sesso maschile, oppure per più familiari colpiti da tumore differenti verosimilmente legati alla mutazione del gene).

Ha senso in queste pazienti “a rischio” eseguire il test genetico?

Sì, essere a conoscenza della presenza di una mutazione può offrire misure di prevenzione personalizzate, inoltre permette di eseguire controlli più frequenti nelle pazienti a rischio e di studiare nuovi farmaci in grado di migliorare la sopravvivenza di pazienti portatrici della mutazione trattate per tumore ovarico.

Esistono dei fattori di rischio per il tumore ovarico?

Sì, il tumore ovarico è più frequente in età post menopausale, in caso di prima mestruazione precoce o menopausa tardiva, prima gravidanza in età avanzata o nessuna gravidanza, alimentazione scorretta e sovrappeso, endometriosi (anche se la trasformazione avviene molto raramente e i tumori ovarici che compaiono in associazione all’endometriosi sono per lo più poco aggressivi e diagnosticati precocemente). Il ruolo delle terapie contro l’infertilitàè invece controverso e nonostante alcuni studi le associno ad un maggiore rischio è difficile comprendere se questo aumentato rischio sia legato alle terapie o piuttosto all’infertilità di per sé, oltre che alla mancata assunzione di pillola contraccettiva.

Esistono dei fattori protettivi contro il tumore ovarico?

Sì, l’allattamento al seno e l’utilizzo della pillola contraccettiva, effetto quest’ultimo direttamente proporzionale alla durata dell’assunzione, con riduzione del rischio che persiste anche dopo molti anni dalla sospensione della pillola. Tale effetto protettivo è stato riportato anche in donne portatrici della mutazione genetica BRCA.

Esiste un metodo di screening efficace per il tumore ovarico (come la mammografia per il tumore della mammella o il pap test per il tumore della cervice uterina)?

Purtroppo no, così come non è giustificato dai vari studi in letteratura un monitoraggio intensivo della popolazione generale in termini di miglioramento della sopravvivenza.

Come si fa diagnosi di tumore ovarico?

Spesso è la visita ginecologica che pone il sospetto di malattia, confermata dall’ecografia transvaginale (o transaddominale), ad oggi il miglior strumento di diagnosi del tumore ovarico. Il dosaggio dei marcatori tumorali, in particolare del CA125, può essere utile in associazione ad un sospetto clinico ed ecografico ma non può essere utilizzato come metodo di screening su tutte le donne, perché influenzato da vari fattori.

Chi ha una cisti ovarica è più a rischio di avere una trasformazione in senso maligno?

No, le cisti ovariche non sono un fattore di rischio, raramente degenerano in tumore ma è bene tenerle sotto controllo rapportandole alle caratteristiche delle singole pazienti e, in casi selezionati, al dosaggio dei marcatori tumorali.

Come si cura il tumore ovarico?

La prima scelta è la chirurgia, che influenza la sopravvivenza delle pazienti. Dopo il trattamento chirurgico le pazienti vengono quasi sempre sottoposte a un trattamento chemioterapico per consolidare il risultato. Da qualche tempo sono anche disponibili delle nuove categorie di farmaci (i cosiddetti “farmaci biologici”) in grado di aumentare significativamente la sopravvivenza senza malattia delle pazienti.

Articolo di:

Fei Francesca

Ginecologa